Per molto tempo ho seguito una strada che credevo fosse la mia. Ero brava in quello che facevo, avevo costruito una vita apparentemente solida, eppure qualcosa dentro di me non tornava. Non era un grido, ma un sussurro costante, una sensazione di disallineamento che faticavo a riconoscere. Solo quando tutto ha iniziato a sgretolarsi intorno a me: i progetti, le certezze, le convinzioni, ho capito che non stavo vivendo la mia vera vita. È stato allora che ho iniziato a farmi domande e, soprattutto, ad ascoltarmi davvero
Fin da bambina ho sempre sentito dentro di me il desiderio di aiutare gli altri. Crescendo, ho confuso questa vocazione con il sacrificio: mettevo da parte me stessa per seguire le aspettative e i progetti di chi mi stava accanto. Apparentemente, tutto funzionava. Sembravo felice. Eppure, dentro di me qualcosa mi diceva che quella non era la mia vita.
Poi, l’illuminazione. Ho capito che per aiutare gli altri non dovevo svuotarmi, ma riempirmi. Non annullarmi, ma brillare. Solo accendendo la mia luce avrei potuto ispirare gli altri a fare altrettanto. La vera svolta è arrivata quando tutti i progetti che avevo condiviso, ma che non erano davvero miei, hanno cominciato a naufragare. Mi sono ritrovata da sola, di fronte a un bivio: continuare a inseguire un’idea di felicità costruita sugli obiettivi altrui, o prendermi finalmente la responsabilità della mia vita. È stato un momento duro, fatto di scelte difficili e paure da affrontare. Ma proprio lì, in quella crisi, ho trovato la mia forza.
Ma il cambiamento non è mai lineare. Ogni giorno portava nuove prove, nuovi dubbi, nuove resistenze. Spesso il nemico più grande era dentro di me: le paure, le insicurezze, la tentazione di tornare alla vecchia strada. Altre volte, gli ostacoli venivano dall’esterno: sguardi perplessi, giudizi, il senso di inadeguatezza alimentato da chi non comprendeva il mio percorso.
Nel momento in cui ho scelto davvero di cambiare, il cammino si è illuminato. Ho incontrato guide preziose, alcune amorevoli, altre severe. Alcune mi hanno accompagnata nel percorso, indicandomi la strada, altre, invece, mi hanno lasciata sola. All’inizio l’ho vissuto come un abbandono, ma col tempo ho capito che era proprio ciò di cui avevo bisogno. Restare sola mi ha costretta a guardarmi dentro, a fidarmi delle mie capacità, a smettere di cercare conferme all’esterno. La solitudine si è trasformata in uno spazio sacro di crescita, in cui ho imparato ad ascoltarmi davvero.
Provo una profonda gratitudine per tutte le persone che hanno fatto parte del mio cammino. Chi mi ha sostenuta, chi mi ha sfidata e chi mi ha lasciata sola: ognuno, a suo modo, mi ha aiutata a diventare la persona che sono oggi. Guardando il mio percorso, vedo il senso di ogni prova. Ho trasformato la mia esperienza in una risorsa. Mi sono formata, ho acquisito strumenti professionali, ma soprattutto ho imparato ad ascoltare con empatia e profondità. Oggi accompagno chi, come me, sente il richiamo a cambiare, a rinascere, a ritrovare il proprio equilibrio interiore. Perché la vera crescita è un viaggio, e io sono qui per camminare accanto a chi è pronto a iniziarlo.